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Il ruolo strategico della comunicazione nelle pubbliche amministrazioni, nell'ultimo decennio, è sempre più stato evidente. Nell'era di Internet si perfezionano e affinano le tecniche e i modi di comunicazione, si intensificano i flussi di informazione, si sperimentano nuove metodologie di ascolto, si tenta di semplificare il linguaggio in uso negli uffici pubblici. Ma qual è oggi il reale stato di salute della comunicazione pubblica? Ottimale, come suggerirebbe la mole di provvedimenti e documenti emessi? Soddisfacente, malgrado talune disfunzioni fisiologiche da correggere? O tuttora cagionevole, e perciò bisognevole di interventi terapeutici? In che misura la comunicazione riesce a incidere sull'efficacia e la qualità dei servizi pubblici, anche in settori cruciali come la sanità? E in tutto ciò quanti ostacoli frappone una burocrazia ancora abbarbicata a linguaggi anacronistici o pronta ad accogliere il nuovo nel modo peggiore, scimmiottando locuzioni figlie di una cultura manageriale ancora non assimilata e tendenzialmente incline a rifugiarsi in comportamenti elusivi? Su questi temi, di stringente attualità, si interrogano gli autori del volume, provenienti da aree diverse, quella accademica e quella burocratica, ma uniti da un comune sentire e da una congiunta visione etica della cosa pubblica.